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Intolleranza o allergia?

Intolleranza o allergia?
Un tema sempre attuale che incuriosisce e coinvolge tante persone, ma nel quale si fa ancora fatica a orientarsi e a cogliere le differenze. Ecco tutte le domande che vorresti fare per capirne di più.

Ultimamente se ne parla sempre più, si trovano a disposizione test e si fanno verifiche: stiamo parlando delle allergie o delle intolleranze alimentari. La maggior parte delle persone può seguire la propria dieta naturale mangiando una grande varietà di cibi senza alcun problema, ad una percentuale minore di individui, invece, alcuni alimenti o componenti alimentari possono provocare reazioni negative: da una leggera eruzione cutanea a una risposta allergica di grave entità. Tali reazioni possono essere causate da allergie alimentari o da intolleranze, ecco tutte le domande che vi siete sempre posti per capire qualcosa di più in questo complesso ambito.

 

Quante sono le persone che soffrono di allergie alimentari?

Nonostante la percezione sia maggiore e circa addirittura una persona su tre ritenga di essere “allergica” a certi alimenti, l’allergia alimentare ha un’incidenza effettiva piuttosto bassa, intorno al 2% della popolazione adulta. Nei bambini, il dato sale al 3-7%, anche se, nella maggior parte dei casi, l’allergia viene superata con l’età.

 

Sono più frequenti le allergie o le intolleranze alimentari?

Ogni reazione negativa al cibo è spesso erroneamente definita allergia alimentare. In molti casi, invece, è provocata da altre cause, come un’intossicazione alimentare di tipo microbico, un’avversione psicologica al cibo o un’intolleranza a un determinato ingrediente di un alimento.

 

Che cos’è e come funziona un’allergia alimentare?

L’allergia alimentare è una forma specifica di intolleranza ad alimenti o a componenti alimentari attivata da parte del sistema immunitario. Un allergene, una proteina che nella maggioranza delle persone è del tutto innocua, innesca una catena di reazioni del sistema immunitario tra cui la produzione di anticorpi. Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi: prurito, naso che cola, tosse o affanno. Le allergie agli alimenti o ai componenti alimentari sono spesso ereditarie e vengono in genere diagnosticate nei primi anni di vita.

 

Che cosa avviene durante una reazione allergica?

L’allergia è essenzialmente un’alterazione immunitaria in cui una sostanza normalmente innocua viene percepita dal corpo come una minaccia e viene attaccata dal sistema immunitario, che protegge il corpo dalle proteine estranee e dannose. In una reazione allergica, l’organismo produce anticorpi (proteine che si legano ad altre proteine chiamate allergeni) per disattivarle ed eliminarle dal corpo. La categoria di anticorpi detti immunoglobuline E reagisce con l’allergene scatenando un’ulteriore reazione che fa sì che i mastociti, che si trovano sotto la superficie cutanea e nelle membrane che rivestono naso, apparato respiratorio, occhi e intestino, rilascino delle sostanze che provocano varie reazioni negative immediate e localizzate. Alcune reazioni allergiche impiegano ore o addirittura giorni per manifestarsi: si parla di ipersensibilità ritardata.

 

Le reazioni allergiche possono essere violente?

La maggior parte delle reazioni sono lievi, ma in un numero limitato di casi si può verificare una risposta immediata anche letale: lo shock anafilattico. Le arachidi sono possibile causa di una grave condizione in cui la pressione arteriosa precipita e il soggetto può avere un arresto cardiaco se non viene iniettata adrenalina per aprire le vie respiratorie.

 

Come funziona l’intolleranza alimentare?

L’intolleranza alimentare coinvolge il metabolismo, non il sistema immunitario; si manifesta quando il corpo non riesce a digerire correttamente un alimento e può provocare sintomi simili all’allergia, ma non violenti. Mentre i soggetti allergici devono eliminare del tutto il cibo incriminato, chi ha un’intolleranza può sopportare piccole quantità di esso senza sviluppare sintomi. Fanno eccezione gli individui sensibili al glutine e al solfito.

 

Come funziona l’intolleranza al lattosio?

È una delle intolleranze più comuni. Il lattosio è lo zucchero contenuto nel latte. Le persone affette hanno una carenza di lattasi, l’enzima digestivo che scompone il lattosio, lo zucchero del latte, in zuccheri più semplici (glucosio e galattosio), che entrano poi in circolo nel sangue. Quando il lattosio non viene scomposto viene trasportato nell’intestino crasso, dove fermenta e può determinare flatulenza, dolore intestinale e diarrea.

 

Quanto è diffusa?

Anche se la maggior parte dei popoli di ceppo nordeuropeo produce una quantità sufficiente di lattasi, tra le razze non bianche e le popolazioni del Medio Oriente, dell’India e di alcune parti dell’Africa, la carenza di lattasi è molto diffusa. Si stima che circa il 70% della popolazione mondiale adulta non produce lattasi a sufficienza e presenta quindi un certo grado di intolleranza al lattosio. In Europa, questo fenomeno tocca il 5% circa della popolazione bianca, con marcate variazioni a seconda del Paese, e in proporzione molto superiore (50-80%) nelle minoranze etniche.

 

Il lattosio va eliminato del tutto?

La quantità di latte e latticini che determina sintomi di intolleranza è variabile. Molti soggetti che hanno una ridotta attività intestinale della lattasi possono bere un bicchiere di latte senza alcun problema. Analogamente, i formaggi stagionati, che hanno un basso contenuto di lattosio, e i prodotti a base di latte fermentato, come lo yogurt, sono ben tollerati. Questo potrebbe spiegare l’ampio consumo di prodotti a base di colture di latte e di yogurt nelle regioni del mondo in cui la carenza di lattasi è più diffusa. Inoltre, l’introduzione costante di cibi contenenti lattosio nell’ambito dei pasti induce un progressivo adattamento e la riduzione della quantità totale di lattosio ingerita in un solo pasto può migliorare la tolleranza negli individui sensibili.

 

Che cos’è l’intolleranza al glutine?

L’intolleranza al glutine è una disfunzione intestinale che si manifesta quando il corpo non tollera il glutine (una proteina presente nel grano, nella segale, nell’orzo e nell’avena, anche se quest’ultima è oggetto di controversie e di ricerche per stabilirne l’effettivo ruolo). La diffusione della malattia, comunemente chiamata celiachia o intolleranza al glutine, è sottostimata. Gli esami rilevano questa malattia, che altrimenti non verrebbe diagnosticata, in 1 individuo su 100 della popolazione Europea (con differenze regionali). La celiachia è una disfunzione permanente e può essere diagnosticata a qualsiasi età.

 

Come funziona?

Se la persona che è affetta da celiachia consuma un alimento contenente glutine, le pareti di rivestimento dell’intestino tenue si danneggiano e subiscono una riduzione della capacità di assorbire nutrienti essenziali, quali grassi, proteine, carboidrati, minerali e vitamine. I sintomi includono diarrea, debolezza dovuta a perdita di peso, irritabilità e crampi addominali. Nei bambini, possono manifestarsi sintomi di malnutrizione e una crescita insufficiente. Attualmente, l’unico aiuto per i pazienti celiaci è una dieta priva di glutine.

TESTO CHIARA LISI